I MILLE PERCHÉ - GEOGRAFIA - IL MONDO SUBACQUEO

PERCHÉ I «SUB» PORTANO LA MASCHERA?

Avete mai provato a tuffarvi sott'acqua, ad occhi aperti? La visione del mondo subacqueo ci appare confusa, le cose ci sembrano avvolte in un velo trasparente, come quando ci si guarda attorno con gli occhi pieni di lacrime. In ambedue i casi i nostri occhi sono in diretto contatto con un mezzo trasparente il quale presenta un indice di rifrazione diverso da quello dell'elemento al quale essi sono abituati, e cioè l'aria. Noi abbiamo già parlato di indice di rifrazione e abbiamo detto come ogni mezzo trasparente devii i raggi luminosi in modo diverso. Alla diversità di questo indice tra aria ed acqua si deve la visione confusa e distorta degli oggetti, quando vi si immerge.
Come hanno potuto gli uomini ovviare a questo inconveniente? Come noi possiamo vedere dei pesci nitidamente in un acquario, poiché tra i nostri occhi e l'acqua c'è ancora dell'aria e una superficie di vetro, così ricreando in immersione condizioni analoghe possiamo avere del mondo subacqueo una visione nitida e chiara.
Ecco come è nata la maschera del «sub». Essa è costituita da un vetro resistente saldamente fissato ad un supporto di gomma, il quale è opportunamente modellato affinché fasci, delicatamente ma alla perfezione, il viso del subacqueo impedendo la pur minima entrata d'acqua: gli occhi dell'uomo, allora, hanno tra sé e l'acqua un vetro e l'elemento a cui sono abituati e cioè l'aria e perciò possono vedere gli oggetti, proprio come si trovassero di fronte ad un acquario.

PERCHÉ I «SUB» CALZANO LE PINNE?

I sommozzatori, di certo lo saprete, vengono chiamati anche «uomini-rana». Questo appellativo, che rievoca imprese avventurose e guerresche, è dovuto sì al fatto che essi, come le rane, si muovono agevolmente nell'acqua e grazie alla loro attività conducono una «vita anfibia», ma soprattutto perché il loro aspetto, in particolare il fatto di calzare le pinne, richiama la forma delle estremità posteriori della rana.
La somiglianza delle pinne dei sommozzatori con le estremità di una rana non è casuale, ma del tutto voluta. Con le pinne, infatti, l'uomo ha inteso aumentare la superficie dei propri piedi e renderli «palmati», allo scopo di spostare con il loro movimento masse d'acqua maggiori e quindi nuotare sott'acqua più velocemente.
Era logico che, nel costruire le pinne, egli si ispirasse alla natura, agli animali le cui estremità risultano più adatte al nuoto. Ed ecco perché, notando che esse presentano dita riunite tra loro da una membrana flessibile, ha riprodotto in gomma o in plastica la loro forma caratteristica.

PERCHÉ IL FUCILE SUBACQUEO NON È COME UN FUCILE DA CACCIA?

Osservando un fucile da caccia notiamo come esso consti di una o due canne di acciaio vuote nell'interno che poggiano su un sostegno di legno.
Il fucile da caccia funziona, cioè spara, quando, inserite le cartucce nelle canne, si preme il grilletto: un percussore fa esplodere un fulminante posto alla base della cartuccia, il quale incendia la polvere; lo scoppio della polvere pirica fa partire il piombo, in palle o in pallini, a seconda del tipo di selvaggina a cui è destinato. È facilmente intuibile come un ordigno siffatto, costruito per funzionare sulla terra, sia completamente inadatto per la pesca subacquea.
Non solo a contatto con l'acqua la polvere non può esplodere ma anche i proiettili finirebbero per deviare a causa della resistenza dell'acqua assai maggiore di quella che incontrano normalmente nell'aria.
Benché esistano dei fucili subacquei che utilizzano speciali cartucce a tenuta ermetica, i più diffusi ed usati sono quelli che utilizzano, per l'espulsione del proiettile, una molla compressa, un elastico in tensione o una bomboletta d'aria compressa. Per quanto riguarda il proiettile, è fatto in modo da vincere la resistenza dell'acqua senza subire eccessive deviazioni. Ecco perché esso consta di un'asta d'acciaio abbastanza lunga, che porta in cima un arpione o una fiocina.